Testo dell’articolo pubblicato su L’Espresso del 19.09.2014
Apriti, Sesamo! Questa è la famosa parola magica con cui Ali Babà apriva la caverna piena di tesori in una delle favole delle “Mille e Una Notte”. E Alibaba fu il nome sapientemente scelto da Jack Ma quando fondò la sua società nel lontano 1999. Eravamo in pieno Internet boom, non solo in America, ma anche in Europa e in Cina. E Jack Ma decise di creare in Cina un sito per il commercio via Internet. Alibaba, che vanta un volume di transazioni superiore ad Amazon ed eBay messi insieme, oggi, venerdì 19, arriva alla quotazione sul mercato borsistico di New York. Le richieste dei sottoscrittori eccedevano già nei giorni scorsi l’offerta di azioni. Il fondatore ha comunque trovato il suo tesoro. Con l’ingresso in Borsa Jack Ma diventa uno degli uomini più ricchi del mondo. Sarebbe riduttivo, però, considerare Alibaba solo una versione più grande di Amazon ed eBay.
Alibaba è un negozio online come Amazon e Alibaba possiede un sito (Taobao) che mette in contatto i consumatori tra di loro, come eBay. Ma Alibaba è soprattutto un intermediario elettronico per le piccole e medie imprese (o come si dice in inglese un sito business-to-business). In questo senso l’aspetto più straordinario di Alibaba è il contributo fornito allo sviluppo cinese.
Quindici anni fa, nonostante l’efficienza nella produzione e i bassi costi della manodopera, molti produttori cinesi di beni intermedi avevano difficoltà a vendere il proprio prodotto nel mondo occidentale. Per i beni di consumo, le grandi catene di distribuzione (come WalMart) risolvevano il problema. Avevano enormi uffici acquisti in Cina, che identificavano i produtti migliori, li testavano, e poi li commercializzavano su larga scala in Occidente.
Non altrettanto valeva per i beni intermedi. Se un produttore in America o Italia aveva bisogno di un motore elettrico in una quantità relativamente limitata, non andava certo a cercarlo in Cina. Per acquistare un prodotto intermedio un’impresa deve innanzitutto essere assolutamente sicura delle specificazioni. Pochi millimetri di differenza nel diametro di un motore possono implicare enormi costi di adattamento. In secondo luogo, il mercato dei prodotti intermedi non si basa tanto sul “brand” di un prodotto, ma sulla reputazione del produttore nello spazio di riferimento. I produttori cinesi non avevano alcuna reputazione. Un potenziale acquirente doveva viaggiare in Cina, assumere un interprete, guadagnarsi la fiducia dei locali, e poi raccogliere informazioni. Costi troppo elevati per tutti tranne che per le imprese più grandi.
Infine, c’era il problema dei pagamenti. I venditori cinesi volevano il pagamento della merce alla consegna, perché non si fidavano dei compratori occidentali. Allo stesso tempo i compratori occidentali erano titubanti a pagare alla consegna perché non sapevano come rivalersi in Cina se la mercé non rispondeva ai requisiti di qualità promessi. Per via di questi costi di transazione molte imprese occidentali preferivano pagare molto di più dei prodotti intermedi locali, invece che comprare quelli cinesi.
Alibaba risolve tutti questi problemi. Non solo l’Internet permette di fornire enormi dettagli sui prodotti venduti, permette anche agevoli ricerche on line su quali prodotti siano più adeguati. Per facilitare la comunicazione tra venditore e compratore Alibaba facilita la traduzione dal cinese alle lingue occidentali, superando un’importante barriera linguistica. Infine, Alibaba si pone come intermediario di fiducia. Il cliente paga la merce ad Alibaba, che non trasferisce i soldi al venditore fino a quando il cliente non si dichiara soddisfatto.
In questo modo non solo Alibaba è arrivato a rappresentare più del 2 per cento del Pil del suo Paese, ma ha favorito (e continua a favorire) lo sviluppo cinese. Anche l’economia italiana avrebbe un disperato bisogno del suo Ali Babà.
Forse il problema non è avere un Alibaba Italiano, tra l’altro oggi abbiamo già Yoox che per la moda fa qualcosa di simile.
Alibaba offre a tutti la possibilità di vendere sulla sua piattaforma. Amazon offre un servizio alle aziende molto simile a quello di Alibaba, con la logistica, la vetrina e le referenze.
C’è solo l’imbarazzo della scelta tra un sito proprietario aziendale e una piattaforma già esistente.
Il problema è forse che le aziende Italiane usano poco l’eCommerce, la nostra rete digitale è tra le peggiori in Europa, la conoscenza dell’Inglese è scarsa e soprattutto è scarsa la cultura informatica ed Economica.
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Egr. Dr. Zingales,
Da utilizzatore ed iscritto di Alibaba, un tempo anche pagante come “gold member” le posso dire che mai in vita mia ho visto così tanti truffatori concentrati su un sito: alluminio che internamente è ferro,Iphone a 50 Usd perchè c’è l’amico vicino ala ditta produttrice,ordini di prodotti di elettronica mentre arrivano scarpe vecchie,acciaio di una certa qualità che non è quella più un’altra miriade di truffe su truffe.
Rimane un mistero di come si sia dato credito ad un sito del genere.
Basta iscriversi sul sito per accorgersene.
Cordiali saluti
Gino Ardesi
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La ringrazio molto per il commento. La cosa mi interessa molto. La sua e’ un’opinione isolata o ha sentore che anche altri utilizzatori la pensino nello stesso modo? Non esiste in Alibaba un meccanismo di reputazione del venditore che lei puo’ utilizzare penalizzando che l’ha truffata? L’ha usato? Con che risultati?
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