Testo dell’intervista pubblicata su “Il Mattino” di Napoli, a cura di Nando Santonastaso, il 19 gennaio 2017.
Le parole del ministro Padoan a Davos non lo hanno sorpreso. Anzi. «Ha perfettamente ragione», dice Luigi Zingales, economista, docente presso la University of Chicago Booth School of Business. E spiega: «Quello che ha detto a proposito della mancanza di una visione dell’Europa lo avevo già sostenuto in un libro del 2014. È vero, bisogna avere una nuova visione dell’Europa anche perché ormai ci sono molte contraddizioni che stanno esplodendo ed è possibile che l’idea che ha guidato l’Europa si stia dissolvendo. Padoan teme, ancora una volta a ragione, che l’Italia non ce la faccia a restare in Europa».
Vuol dire che bisogna prendere decisioni drastiche in tempi anche brevi?
«Voglio dire che non ci sono molte alternative: o bisogna cambiare radicalmente alcune delle istituzioni che sostengono la moneta comune o dobbiamo trovare un percorso di separazione consensuale».
Italia fuori dall’euro?
«È una possibilità, certo. Sarebbe ottimale che fosse la Germania ad uscire ma è difficile costringerla. L’alternativa positiva che ho cercato di descrivere nel mio ultimo libro, “Europa o no” è dare vita finalmente ad un sistema in cui esista una fiscalità comune che aiuti i Paesi nei momenti di crisi e una vera Unione bancaria che oggi c’è solo a metà».
C’entrano per caso in questo ragionamento la spinta della Brexit e l’annuncio di Trump per un ripristino del protezionismo americano?
«Non so fino che punto i piani di Trump si tradurranno in un vero protezionismo. Lo dirà solo il tempo. Oggi possiamo solo constatare che la Brexit non ha avuto conseguenze disastrose e immediate: ha aumentato invece la domanda di uscita dall’Unione europea. La posizione di Trump favorisce questa possibilità perché non interverrà come aveva fatto Obama per evitare l’uscita della Grecia o dell’Italia dall’euro».
Sembra di capire che per lei l’Ue ha i giorni contati…
«Come capita per i matrimoni che non funzionano, bisogna ammettere la verità: o si cerca di salvarlo o si arriva al divorzio consensuale, non c’è nulla di peggio di una coppia infelice. L’Italia è in una situazione molto grave: abbiamo buttato via tre anni di grandi opportunità perché c’erano tassi di interesse molto bassi, il petrolio costava pochissimo, l’economia mondiale era in crescita. Oggi ci troviamo con un debito più alto di tre anni fa e una percentuale di crescita che bisogna apprezzare solo con il bilancino del farmacista. Oltre tutto la prospettiva è destinata a peggiorare, con il prezzo del greggio in risalita e i prodromi di una recessione dell’economia globale. Se oggi a stento sopravviviamo, figuriamoci dopo».
Cosa dovrebbe fare allora il governo Gentiloni?
«Gentiloni dovrebbe aprire il tavolo della discussione su quale futuro per l’euro e per l’area della moneta comune. Non ci può essere più una prospettiva come quella attuale con una parte dell’Europa che cresce e un’altra no».
Ma la rigidità dei tedeschi non è il problema numero uno per la tenuta dell’Ue?
«Non credo. Guardi che il problema del deficit e del debito italiani è un problema serio. Non possiamo continuare a indebitarci perché prima o poi il mercato si renderà conto che non possiamo pagare interessi così elevati e le regole europee ce lo ricordano puntualmente. Io direi invece che il problema maggiore riguarda altre mancate scelte. La colpa della Germania non è di imporci questo limite ma di non volere un’Unione bancaria completa e una forma di redistribuzione fiscale come un sussidio per la disoccupazione. Noi, di sicuro, dobbiamo ammettere che abbiamo sottovalutato la gravità della crisi bancaria degli ultimi 14-15 mesi. Se sia stata colpa solo nostra o anche della Germania, francamente lo lascio decidere agli altri. La verità che siamo di fronte ad un risultato assai negativo del quale forse non ci rendiamo ancora conto pienamente».
…c’è di che fare le valigie e scappare via…ma…i nostri figli sono qui…e noi siamo inermi…
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Sarebbe più facile una visione europea da parte dei nostri partner europei se nel nostro paese si dimostrasse maggiore serietà. Gli infiniti studi per la spending review vengono usati per tenere fermi i tavoli. L’ex premier si è dimostrato persona non competente e anche un gran racconta favole. Anziché fare l’arrogante doveva circondarsi di persone di grande esperienza, non di yes men e vecchi amici.
“The secret to my success is I know what I don’t know and I hire people smarter than me.” Gary Hirshberg.
Nel nostro paese non c’è una voce carismatica e al tempo stesso competente. Si vive di mistificazioni. Renzi dall’estrema sinistra viene descritto come il neo-liberista che ha continuato l’austerity. Secondo Bersani e d’Alema(quest’ultimo sembra uscito dal racconto dello scorpione e della rana, ogni tanto salta fuori, dà un morso per poi ritornare nel suo rifugio) non c’è abbastanza sinistra, è quello il problema grosso. E poi a destra abbiamo della gente che non si capisce se c’è e o ci fa, vuole tornare indietro nel tempo ai tempi dellla lira pensando di risolvere tutto con la svalutazione. Inneggiano a Trump e a Putin a cui un”Europea divisa fa solo comodo: divide et impera. Dovremmo avere paura di loro, dovremmo essere noi i più europeisti di tutti.
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