Perché anche il Sindacato deve premiare i Whistleblower

Nella favola di Collodi il povero Pinocchio che denuncia il furto perpetrato dal gatto e la volpe, viene arrestato. Analogamente, non proprio l’arresto, ma l’espulsione dal Sindacato in cui ha militato per quasi 50 anni è la sorte riservata a Fausto Scandola, che ha denunciato il cumulo delle indennità ai vertici del sindacato Cisl. Espulso per comportamento indegno.

Questo è un grande problema Italiano: l’espressione civile di indignazione e dissenso viene considerata comportamento INDEGNO, mentre l’omertà e l’accettazione passiva del sopruso non solo sono socialmente accettati, ma spesso encomiati.
Scandola si è comportato nel migliore dei modi, seguendo senza saperlo non solo le regole del whistleblowing americano, ma anche le regole indicate dal Vangelo, in cui chi sbaglia viene prima ammonito personalmente, poi di fronte ad un ristretto giro di persone e solo alla fine (in assenza di un cambiamento) di fronte alla collettività.

Scandola non solo non andrebbe espulso, ma andrebbe premiato per il suo comportamento civico. Come spiego in questo articolo di qualche tempo fa,  i premi per i denunzianti civici (Whistleblower) sono stati creati da Lincoln per vincere la guerra contro lo schiavismo. Oggi negli Stati Uniti sono usati in tutti i settori (dalla frode contro lo stato all’evasione fiscale, alle frodi societarie). Anche la Borsa Italiana ha di recente introdotto nel suo Corporate Code una misura di protezione per il whistleblowing. Il Sindacato dovrebbe – nel suo stesso interesse – adeguarsi e Scandola offre alla Cisl una magnifica occasione per farlo per prima. Nelle società un meccanismo di whistleblowing è utilissimo anche per proteggere la sicurezza dei lavoratori. Ma come possono i sindacalisti avvantaggiarsi di questo sistema se poi non proteggono i whistleblower a casa loro? Perciò il primo passo necessario è non solo reintegrare Scandola, ma farne un eroe.

Un pensiero su “Perché anche il Sindacato deve premiare i Whistleblower

  1. Caro Zingales,
    Da dieci anni lavoro in multinazionali non italiane in cui il “whistleblowing” è realtà. In Italia mi duole constatarlo sia nelle imprese che nella politica che nel terzo settore l’attitudine al governo dell’organizzazione è più da satrapie che da aziende.

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