Ieri le campane sembravano suonare a festa. Nella sua opinione preliminare la Corte Europea ha sostenuto la legittimità dell’OMT, il programma ideato da Draghi per sostenere l’euro, quello (per intenderci) che ha fatto scendere lo spread italiano di almeno 350 punti base.
Anche se questa decisione non era una condizione necessaria per l’avvio del quantitative easing (QE), lo era da un punto di vista politico. Economicamente l’OMT era molto più ai limiti del mandato della Banca Centrale Europea del quantitative easing. Checché ne dicano i tedeschi, il quantitative easing fa parte degli strumenti tradizionali di una banca centrale. Si può discutere sull’opportunità economica di un QE o sulla sua dimensione, ma queste sono scelte economiche, delegate alla BCE, non scelte legali.
Ciononostante, una bocciatura dell’OMT avrebbe ringalluzzito i falchi tedeschi, rendendo più difficile un annuncio del QE il 22 p.v.
Dal punto di vista legale, però, non si tratta di una vittoria piena. La Corte ammonisce che il suo giudizio è basato sull’ipotesi di funzionamento del meccanismo di OMT (mai avviato) e quindi si riserva di cambiare giudizio quando questo meccanismo dovesse essere attivato. La Corte mette anche in luce che “la BCE deve dara una opportuna spiegazione delle ragioni per adottare una misura non convenzionale come l’OMT, giustificando chiaramente e precisamente le circostanze straordinarie che la legittimano.” La Corte aggiunge che tale giustificazione non si trova nel comunicato della BCE del 6 settembre 2012. Qualora l’OMT fosse avviato per mantenere la natura di politica monetaria dell’OMT, la “BCE deve tenersi lontana da qualsiasi coinvolgimento diretto nel programma di assistenza del Paese coinvolto.” Quindi niente lettere di intenti più o meno pilotate dal Paese di origine e niente finanziamenti diretti.
Insomma, dalla Corte Europea il QE esce salvo, ma l’OMT esce azzoppato.