Una delle grandi fortune del mio lavoro è che mi permette di incontrare economisti da diverse parti d’Europa e del mondo, mettendomi a contatto con punti di vista molto diversi. Domani su Il Sole 24 Ore racconterò di come, ad una recente conferenza a Londra, mi sono fatto una cultura sulle posizioni inglesi sull’Europa (dell’euro gli inglesi non parlano proprio perché lo considerano un esperimento fallito). Qui invece vorrei raccontare della mia esperienza in Polonia. Sebbene più breve, il mio soggiorno a Varsavia mi ha permesso di apprendere direttamente le posizioni dei polacchi vis-a-vis la moneta unica.
La Polonia si appresta a celebrare i primi 25 anni di libertà dopo due tremende e sanguinarie invasioni: quella nazista e quella sovietica. Non sorprende quindi che, appena caduto il muro di Berlino, la Polonia si sia affrettata ad entrare nella Nato (1999) e poi entusiasticamente (77.5% a favore nel referendum del 2003) nell’Unione Europea. Ma quando si parla dell’euro è un altro discorso.
In teoria l’adesione all’Unione Europea per i nuovi stati membri comporta anche la promessa di entrare nell’euro. Ma tale promessa è condizionata al soddisfacimento dei 5 criteri di Maastricht (inflazione, tassi di interesse, debito, deficit, e fissazione di una banda di oscillazione rispetto all’euro). Oggi la Polonia soddisfa i primi tre, ma non sembra particolarmente ansiosa di soddisfare i rimanenti.
Anche grazie alla valuta nazionale, la Polonia ha evitato le ripercussioni più negative della crisi dell’eurozona. Se la disoccupazione rimane alta (12.7%), il tasso annuale di crescita è stato superiore all’1.6 % in tutti gli ultimi 5 anni (con punte di 4.1% e 4.5% nel 2011 e 2012). L’ultimo sondaggio effettuato nel 2012 indica che il 71% dei polacchi pensa sia negativo per la loro economia adottare l’euro. A differenza dell’Estonia, quindi, la Polonia non ha fretta di entrare nella moneta unica. Avendo totale discrezionalità sul quinto criterio (ovvero quando fissare una banda di oscillazione tra zloty ed euro), la Polonia può rimandare la sua entrata alle calende greche e con tutta probabilità lo farà.
Insomma la Polonia ha capito che stare nell’eurozona significa morire, e se ne sta ben alla larga. E tutto cio’ cosa suggerisce a noi italiani? … che ci vuole piu’ europa…
Ma non dubito che, continuando cosi’, il professor Zingales arrivera’ alla conclusione che bisogna uscire dall’euro. Solo pero’ con dieci anni di ritardo: e le aziende che hanno chiuso nel frattempo ci pensera’ il professore a farle riaprire.
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buona sera,prof.Quindi Lei sta confermando implicitamente quanto ha affermato nel dibattito con Fubini e cioè che per uscire dalla crisi è utile la”separazione consensuale”,cioè bisogna arrivare all’euro del Nord e a quello del Sud?
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Il problema è che saranno stati entusiasti dell’entrata, ma poi hanno giocato a boicottare molte delle iniziative (tra le quali quelle più liberali) che in europa si volevano assumere, facendo concorrenza ai francesi sotto questo profilo…
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