EUROPA O NO: le ragioni del libro e del blog

Quale Europa vogliamo? Nella campagna per le elezioni europee questo aspetto sembra passare in secondo piano, oscurato dai problemi politici nazionali. Ma la risposta a questa domanda è cruciale per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Per rispondervi in maniera intelligente dobbiamo conoscere i termini della questione. Purtroppo, è proprio questa conoscenza a mancare. Nel dibattito odierno si passa da una fideistica idealizzazione del sogno europeo ad una demonizzazione dell’euro, come causa di tutti i nostri mali.

Proprio per cercare di creare una consapevolezza su queste scelte, ho scritto “Europa o no”, un libro volto ad informare gli italiani. Non un libro a favore di una o dell’altra parte, ma un libro di analisi sui costi e benefici delle scelte europee.

Per lo stesso motivo ho deciso di creare questo blog, che vorrei far diventare un autorevole punto di riferimento del dibattito sull’Europa. Cercherò di illustrare i fatti, radunare opinioni diverse, e rispondere a quesiti.

Invito tutti a partecipare al dibattito, ad una condizione: che i toni siano civili. Il dissenso e’ benvenuto, l’insulto no.

24 pensieri su “EUROPA O NO: le ragioni del libro e del blog

  1. La vera ragione dell’euroscetticismo da parte della maggior parte della gente (specie di quella a reddito fisso e in particolare dei pensionati) sta nella perdita del potere di acquisto dei redditi che, dal 2003 in poi, è stata percepita pari al 50%. A partire dal 2003 infatti si è istituzionalizzata sempre di più l’equazione 1€ = 1.000 delle vecchie lire. Nel libro non c’è alcun riferimento a tale fenomeno e nessuna analisi per tentare di spiegare a chi e a che cosa è da ascrivere tale fenomeno. Può dire qualcosa sull’argomento? Grazie.

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  2. Se ogni creditore rinunciasse al proprio debito,a dover essere salvati e trovarsi molto probabilmente nella nuova condizione di debitori sarebbero proprio i creditori stessi;specularmente,le ricette che vengono imposte ai debitori si stanno rilevando o fallaci,il debito aumenta(il riferimento al bel paese non e’ casuale),o con costi sociali devastanti perseguendo continui avanzi primari che sottraggono risorse alla crescita seguendo politiche deflattive che hanno lo scopo di trasformare tutti in esportatori “virtuosi” con Marte e Giove candidati al ruolo di importatori interplanetari,quindi non se esce o si cambia paradigma ,e si arriva ad una ristrutturazione di una quota del debito o tra lacrime e sangue restera’ solo il sangue

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  3. Benvenuto a bordo. Forse un po’ in ritardo ma… meglio tardi che mai. Una sola nota lei dice “Nel dibattito odierno si passa da una fideistica idealizzazione del sogno europeo ad una demonizzazione dell’euro, come causa di tutti i nostri mali.” Sicuramente questo è vero per gli Eurofanatici che sono assolutamente obnubilati dal loro fervore religioso proEuro, nel campo dei favorevoli all’€exit non ho mai sentito nessuno (parlo ovviamente delle persone competenti e noi dei semplici tifosi) ma proprio nessuno dire che l’unico problema dell’Italia è l’Euro ma solo che senza lo spazio di manovra che l’uscita potrebbe dare alle politiche economiche del paese, non sarà possibile risolvere nessuno dei problemi gravi che ci assillano e paralizzano.

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  4. Grazie di questo spazio di confronto, prima di tutto. Due temi su cui mi piacerebbe sapere cosa ne pensi.
    1. Cosa sarà della specializzazione manifatturiera italiana (o di ciò che ne è rimasto) nell’Europa delll’Euro ? E quale italia in Europa senza la manifattura, tradizionale e innovativa ?
    2. Come faremo a competere in Europa senza un management pubblico efficiente ? Ma la rottamazione dei dirigenti pubblici non sostituisce regole di reale competizione tra i manager pubblici ! Sono un dirigente pubblico dal 2000 (sono, come te, laureato al DES, con un dottorato in economia, ho studiato in Inghilterra e a Boston, ho fatto ricerca prima di entrare nella PA), ho scelto la mobilità dei ruoli come strategia di carriera è ho fatto esperienze entusiasmanti nell’Amministrazione centrale e sul territorio. Mi piace molto la tua idea di promuovere le seconde linee e inserire manager stranieri: mi sono sempre sentito molto se i da linea e un po’ anche “straniero”. Ma la macchina amministrativa è un oggetto molto fragile: come pensi di introdurre le innovazioni a cui fai riferimento ?

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  5. In clima europee non c’era niente di meglio da offrire. Spero che il blog renda possibile il confronto e la discussione su una questione che ci chiediamo da tempo. Aspetterò aggiornamenti tempestivi

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  6. Hai perfettamente ragione, è l’informazione che manca, quella non di parte.., se il tuo blog tende ad analizzare costi e benefici senza tentare di influenzare le opinioni con spirito fazioso allora partecipo volentieri..

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  7. Dottor Ricagni, in merito al trasferimento di fondi al Mezzogiorno , mi permetto di dire che prima si deve sistemare la questione della malavita e della corruzione che imperversano altrimenti le risorse trasferite non avranno mai un reale beneficio.

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    • Grazie del tuo feedback rolanbart.

      Quello che dici, se capisco bene, con riferimento al Mezzogiorno Italiano, e’ esattamente quello che pensano i Tedeschi dell’Italia intera. Per loro siamo uno stato poco efficiente, poco trasparente, basato su clientele, con un assetto politico estremamente instabile (pensa a quanti primi ministri Italiani ha incontrato la Merkel), in generale inaffidabile (pensa al nostro cambio di alleanze nell’ ultima guerra – in Germania se la sono segnata), e sprecone (lo diciamo anche noi, no ?). Tutti buoni motivi (/scuse) per chiedere che prima vengano risolti questi ed altri problemi (“che vengano fatte le riforme”), e solo dopo si parlerà’ del da farsi.
      Ovviamente questi problemi li abbiamo da sempre, per cui il dopo non arriverà’ mai….;)

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      • Io la penso da Italiano che vede un Paese allo sbando in mano a grande e piccola criminalità e a illeciti di ogni genere con poca voglia di cambiare sia Politicamente che Socialmente.
        Bisogna risolvere questi problemi alla base e smetterla di piangersi addosso .

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